Energia: la sfida è sulle nuove competenze digitali e ‘green’

“Nelle grandi trasformazioni che interessano il settore Oil & gas, il manager ha un ruolo fondamentale nel promuovere la crescita del capitale umano e lo sviluppo delle nuove competenze digitali e green” - così il direttore generale di Fondirigenti Massimo Sabatini intervenuto all’incontro dedicato alle nuove competenze per il settore energetico, organizzato il 22 ottobre presso il Parlamentino del Cnel. 

“Mentre la sostenibilità appare nei fatti un’innovazione già ‘digerita’ dalle strategie aziendali, la digitalizzazione è l’elemento chiave che, a livello di competenze e profili, determinerà in futuro le maggiori innovazioni nelle politiche aziendali. In questo quadro, la direzione HR dovrà assumere un ruolo di guida” ha spiegato il direttore, ma questa innovazione riguarderà tutte le funzioni aziendali.

“Dal rapporto emerge chiaramente la centralità del tema dell’organizzazione aziendale e del lavoro come campo primario di azione, soprattutto manageriale” – ha spiegato Sabatini. “Lo studio dimostra che siamo pronti per una rivoluzione nei meccanismi di formazione, di selezione e di carriera, che pone al centro le competenze, di chi è già in azienda, dei nuovi ingressi, ma soprattutto di chi deve guidare queste trasformazioni. La ricerca sottolinea che ‘l’universo dei dati va immaginato prima che progettato e implementato’. Questo significa che c’è bisogno di formazione per “pensare” in digitale, e una formazione per “agire” in digitale, tanto per i nuovi ingressi quanto per chi è già occupato. 

Il modello di organizzazione che sfrutta al meglio le potenzialità del digitale, piatto e fluido, che va a sostituirsi a quello gerarchico tradizionalmente diffuso nelle grandi aziende del settore, come dimostra la ricerca, necessita di manager con capacità idonee ad organizzare il lavoro per obiettivi, a delegare e favorire il dialogo e il confronto con tutto l’universo degli stakeholder. In altre parole, di Open manager che siano aperti alle sollecitazioni e alle sfide che provengono dall’ecosistema dell’innovazione che circonda l’impresa. 

La digitalizzazione è un processo per sua natura “pervasivo” e che riguarda tutte le aree aziendali (se si pensa al tema del lavoro agile, ma anche alle relazioni con la catena di fornitura, o alla produzione). Per questo diventa vitale l’analisi dei fabbisogni per definire le esigenze dei diversi segmenti di popolazione interessati con le rispettive specificità, in termini di competenze tecniche, spesso introvabili sul mercato, ma anche di competenze soft altrettanto necessarie per andare verso un ‘pensiero digitale’.

 

L’importanza di attrarre i giovani talenti 

Per soddisfare questi fabbisogni, ci vogliono strumenti caratterizzati dalla medesima capacità di valorizzare il legame virtuoso tra sistema di istruzione e formazione e le imprese.
Con particolare riferimento ai giovani, è necessario potenziare tutti gli strumenti a disposizione per agevolare la transizione tra il mondo della scuola e dell’università e l’ingresso in azienda, attraverso gli strumenti dell’apprendistato e degli ITS che hanno dato prova di essere degli ottimi canali di inserimento. L’83% dei diplomati negli ITS ha, infatti, trovato lavoro ad un anno dal diploma; di questi il 92% degli occupati ha trovato lavoro in un’area coerente con il percorso concluso (Monitoraggio Indire 2020). 

“Il coinvolgimento delle aziende deve essere il più possibile “a monte” del processo cercando di instaurare rapporti proficui di collaborazione con le istituzioni formative (ai vari livelli) sin dalle fasi di progettazione dei percorsi di studio. “Per quanto riguarda coloro che sono già occupati, i fondi interprofessionali rappresentano una leva importante a disposizione delle imprese per favorire i processi di innovazione e per favorire questo legame virtuoso - ha concluso Sabatini. “Il PNRR può costruire la cornice in cui possibili linee di azione condivise tra i sostegni pubblici e privati possono attuarsi nel senso di una virtuosa complementarità”. 

“Sono le competenze che spostano in avanti la capacità produttiva - ha ribadito il presidente di Confindustria Energia, Giuseppe Ricci. “C'è bisogno di talenti, con competenze digitali avanzate. Le aziende dovranno sempre più fare leva su tutte le tecnologie disponibili, su passione, professionalità, etica e innovazione; dovranno essere in grado di stringere partnership di filiera per valorizzare complementarità e differenze tra i diversi attori dell'energia ". 

Secondo Claudio Spinaci, vicepresidente di Confindustria Energia e coordinatore dello studio "L'industria dell'energia è la somma di diverse componenti ognuna delle quali sarà necessaria per arrivare al traguardo finale della decarbonizzazione. Oggi in Italia il 78% dell'energia è prodotta da fonti fossili e nei trasporti il 92% del fabbisogno è soddisfatto dai prodotti petroliferi. Lo studio offre una serie di spunti su un comparto industriale che deve trasformarsi, per rispondere ai sempre più ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni”. 

Sono intervenuti all’incontro, oltre al presidente del CNEL, Tiziano Treu e al segretario generale del CENSIS, Giorgio De Rita, il segretario generale della UILTEC-UIL, Paolo Pirani. Ha concluso i lavori il segretario generale del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Bianchi. 

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