Fondirigenti, manager e formazione per valorizzare il patrimonio culturale dell’impresa

Per valorizzare il patrimonio industriale serve un manager che sappia anzitutto leggere la storia e le caratteristiche dell’azienda, per connetterla con i valori e la cultura della sua comunità. Dall’obiettivo di identificare le competenze indispensabili per raccontare al meglio l’impresa e i suoi saperi, nasce Industrial Heritage, l’iniziativa promossa da Fondirigenti, in collaborazione con Confindustria e Federmanager Veneto e realizzata da Conform, i cui risultati sono stati presentati in un webinar il 16 marzo scorso.

“Fare leva sulle proprie radici e sulla propria identità è un’autentica arma di difesa nei confronti di un mercato sempre più globale e tendenzialmente omogeneo – spiega Costanza Patti, direttore generale di Fondirigenti - partendo dall’analisi dell’Industrial Heritage delle imprese venete, abbiamo voluto costruire un modello replicabile in altri territori, da mettere a disposizione di manager e imprese, creando una convergenza fra arte, cultura, turismo e imprenditorialità”. 

Il progetto ha analizzato, in particolare, le esperienze di Heritage marketing delle imprese venete, con l’intento di costruire un modello di upgrade delle competenze ‘esportabile’ su scala nazionale. “Le analisi di contesto realizzate da Fondirigenti hanno evidenziato infatti lo scarso legame esistente tra imprese, cultura, turismo e territorio nelle regioni manifatturiere italiane, e la necessità di dotare i manager di un set di competenze distintive per valorizzare l’identità del brand, quale asset strategico su cui puntare. Nessuna azienda, infatti, può essere considerata in maniera astratta rispetto al territorio che l’ha vista nascere, crescere e trasformarsi nel tempo, e che rappresenta la sua impronta culturale e valoriale”, ha spiegato in apertura dell’incontro Giorgio Neglia, responsabile studi e ricerche di Fondirigenti. 

Ma qual è il sistema migliore per valorizzare il patrimonio della propria azienda? Gli strumenti sono diversi: si parte dalle parole e dalle immagini, ovvero autobiografie aziendali, collane di pubblicazioni, blog e forum. Oppure si può fare heritage marketing attraverso “prodotti icona”, che rafforzino il brand, curandone ogni particolare, fino al packaging. O ancora prendendo spunto da celebrazioni di anniversari, organizzando mostre temporanee e veri e propri spazi dedicati al patrimonio culturale, dai semplici archivi d’impresa ai musei aziendali.

La digitalizzazione è una competenza trasversale che intercetta tutte le altre e di cui il manager deve essere esperto, anche perché attraverso questa passano i processi di comunicazione e valorizzazione del patrimonio aziendale. Non basta semplicemente trasferire sul web i contenuti o organizzare piattaforme virtuali; occorre essere in grado di coniugare esperienze pratiche, con soluzioni innovative, stili creativi ed elementi intangibili come l’estetica e la cura del dettaglio, sostenuti da una capacità di narrazione vera ed autentica. 

La ricerca ha preso in esame 56 realtà museali del Veneto, distinguendole in due classificazioni: il museo ideato e gestito da un’impresa; e quello dedicato sempre alla realtà produttiva, ma realizzato da altri soggetti territoriali.  La mappatura è stata ordinata in base alle sette province della regione, con notizie utili sulla storia e i contenuti del museo. Sono state contattate 23 aziende della regione, che praticano l’Industrial Cultural Heritage, dodici delle quali con veri e propri musei, per giungere a queste conclusioni: il Veneto ha diversi punti di forza per poter valorizzare il patrimonio industriale, come un mix di tradizione e innovazione, la longevità delle imprese, il grande valore attribuito all’artigianalità, la bellezza del territorio.  

Quanto invece ai punti di debolezza, la ricerca indica una certa discontinuità, una sorta di intimità per la quale non si dà la dovuta visibilità al proprio patrimonio e la scarsa presenza di competenze specialistiche: solo in pochi casi si pensa a personale specializzato, cui dedicarne la gestione, spesso affidata invece all’imprenditore in persona, o ad un membro della famiglia. Sono nate però alcune opportunità da sfruttare: le università venete stanno sfornando laureati dotati delle competenze culturali necessarie e capaci di usare gli strumenti digitali.  

Quali sono dunque i ‘saperi manageriali’ da coltivare? Come ha illustrato Fabio Panozzo, docente all’Università Cà Foscari di Venezia e responsabile scientifico del progetto: “Bisogna lavorare sulla culturalizzazione del manager, e non solo sugli aspetti economici del business. E’ importante sviluppare le capacità  di audience development per ingaggiare e coinvolgere i diversi stakeholder facendo vivere le esperienze di Industrial Heritage come un qualcosa di utile e di distintivo dell’identità del brand”. 

Valorizzare il patrimonio industriale non implica solo curare lo spazio espositivo, ma anche far vivere gli spazi rendendone fluida e condivisa la fruizione. Un aspetto importante da sviluppare è la capacità di ‘parlare’ con il territorio, condividendone i valori, anche attraverso un network di imprese, per rendere attrattivo l’insieme, non in maniera ‘puntiforme’ a livello di singola impresa, questo è un aspetto che va potenziato a livello manageriale”.

A seguire Marco Montemaggi, esperto di Heritage Marketing, ha illustrato competenze e ai modelli “Vorrei partire da una domanda che mi viene sempre fatta dagli imprenditori. Perché devo investire tanto denaro per un museo d’impresa? Perché significa testimoniare la propria identità, identificando quello che contraddistingue il proprio brand rispetto agli altri. La storia di un marchio, la storia della propria impresa è l’unica cosa che non si può copiare, il punto è come valorizzarla al meglio: i musei d’impresa e gli archivi non sono gli unici strumenti a disposizione ma sono sicuramente i due pilastri da cui partire per costruire uno strumento strategico e non autocelebrativo, e dal forte impatto emotivo”. 

Nelle conclusioni, il direttore di Conform, Alfonso Santaniello ha illustrato la nuova piattaforma del progetto, contenente un ricco repertorio di contributi, video-pillole formative e interviste ad esperti sui temi emergenti nell’Industrial Heritage Management tutti da esplorare.

Visita la piattaforma: heritage.fondirigenti.it

 

Scarica qui il report finale del progetto