Confindustria, Centro Studi: Formazione e competenze per liberare il potenziale italiano

Puntare sulla formazione e le nuove competenze e rafforzare le misure di training e job placement, che hanno dimostrato di essere molto efficaci a livello internazionale. Queste le indicazioni del Rapporto del Centro Studi Confindustria, presentato in diretta streaming lo scorso 10 aprile, e dedicato alle misure necessarie per un rilancio dell’economia del nostro Paese nell’era post-Covid. 

Il rapporto indica nella formazione e nello sviluppo di nuove competenze gli strumenti indispensabili per combattere la crisi occupazionale, che colpirà in misura maggiore alcune categorie quali i giovani, le donne, i lavoratori dipendenti e quelli a bassa qualifica, anche in considerazione del fatto che l’80% dei datori di lavoro intende rafforzare, in futuro, la digitalizzazione e il lavoro a distanza (Future of Jobs Survey 2020, World Economic Forum). 

L’emergenza Covid ha colpito duramente l’economia italiana, in termini di prodotto e reddito, oltre che in termini di perdite umane e sanitarie. L’immagine che il rapporto restituisce è quella di un’economia compressa e ferita, ma anche ricca di risorse ed energie che possono e devono essere liberate, attraverso strumenti idonei a supportare settori produttivi, fasce occupazionali e categorie sociali a rischio.

In particolare, occorre dare nuovo impulso alla formazione delle competenze dei lavoratori italiani, giovani e donne in primis, con un sistema rinnovato e rafforzato di politiche attive, accompagnato da un parallelo schema di ammortizzatori sociali universali, liberando il potenziale enorme di alcuni comparti, come quello del turismo, che hanno sofferto moltissimo le conseguenze della crisi pandemica.

Le politiche attive del lavoro devono quindi essere rimodulate e rafforzate, allo scopo di aumentare l’occupabilità degli individui e facilitare la ricollocazione verso nuovi lavori e settori in espansione, per contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese. L’Italia può trarre lezioni utili dagli altri Paesi europei che puntano ad ampliare l’offerta formativa dei lavoratori in CIG (come nel FNE-Formation in Francia) e aumentare la spesa per le politiche attive del lavoro che ad oggi in Italia è pari allo 0,42% del PIL rispetto allo 0,68% della Germania. 

Tra le politiche attive, in particolare, si sottolinea la necessità di rafforzare le misure di training e job placement, che hanno dimostrato di essere molto efficaci a livello internazionale, incrementando la formazione degli adulti, grazie ad un costante coordinamento tra i servizi pubblici locali, per favorire l'incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro.

Link: Rapporto "Liberare il potenziale italiano. Riforme, imprese e lavoro per un rilancio sostenibile"