“La capacità di innovare dei manager è il fattore discriminante tra il successo e il declino dell’azienda”

Come misurare il grado di innovazione delle nostre imprese? Quali sono i settori su cui è più urgente investire e in che modo si possono individuare le competenze manageriali presenti nei nostri territori? L’Osservatorio dell’ecosistema innovativo delle aziende di Chieti e Pescara offre una risposta a queste domande, grazie allo sviluppo di un’applicazione web in grado di offrire una mappatura fedele delle aziende più innovative sul territorio. Il progetto, promosso da Fondirigenti in collaborazione con Confindustria Chieti Pescara e Federmanager Abruzzo e Molise, vede coinvolti direttamente i manager e i dirigenti delle aziende più eccellenti. Luigi Di Giosaffatte, Direttore Generale di Confindustria Chieti Pescara ci racconta com’è nato questo progetto e perché oggi è così importante investire in innovazione.


Direttore, perché gli strumenti digitali rappresentano ormai il presupposto per l’aumento del livello di managerializzazione delle imprese italiane?

Esiste un gap manageriale delle PMI che deve essere colmato e per farlo è necessario reagire con una nuova cultura di impresa. Il mercato del lavoro è stato rivoluzionato con un utilizzo quotidiano dei nuovi strumenti digitali che hanno repentinamente modificato il modo di fare impresa. La capacità di innovare dei manager, in questo contesto, diventa per le aziende un fattore discriminante tra il successo ed il declino.


In che modo l’Osservatorio per il monitoraggio dell’Ecosistema Innovativo nelle province di Chieti e Pescara risponde a questa esigenza?

Per poter investire in innovazione dobbiamo prima capire quali sono in Italia le aziende d’eccellenza posizionate sul mercato globale. L’Osservatorio servirà proprio a questo, ci permetterà di fotografare le competenze e i fattori che oggi hanno determinato il successo delle imprese del nostro territorio, così da scovare quelle a cui ispirarsi e tracciare le skills necessarie al manager del futuro. Il manager, infatti, è colui che libera le sue energie positive applicando concetti chiave quali la digital trasformation e la human experience, essenziali per relazionarsi nel nuovo contesto del lavoro agile contemporaneo. Come parti sociali abbiamo supportato il progetto, poi sottoposto alla valutazione di Fondirigenti, l’unico fondo in Italia ad investire proprie risorse su progetti che ritiene strategici per l’intero Paese.


Nel libro “Dalle ore Lavoro alle ore Valore – Storie del lavoro che verrà, scritto insieme a Claudio Bonasia Lei sottolinea la necessità di un’organizzazione del lavoro innovativa. L’attuale emergenza sanitaria ha però cambiato il modo di fare impresa, come vede oggi il futuro del lavoro?

Il volume è nato con l’obiettivo di condividere e diffondere alcune idee sui cambiamenti necessari al mondo del lavoro per entrare a pieno titolo nel Terzo Millennio. Oggi posso dire che il libro ha anticipato quello che è accaduto solo due anni dopo durante l’emergenza Covid-19. Una recente pubblicazione del Centro Studi di Confindustria mostra come in Italia durante l’emergenza i lavoratori in lavoro agile siano passati da 500mila a 8 milioni. I manager hanno fatto una grande esperienza in questo periodo e hanno capito che le performance del lavoratore in smart working non diminuiscono affatto. Dobbiamo quindi qualificare il lavoro, investire nelle professioni del futuro e organizzare le attività non più per ore ma per obiettivi. Questo è il futuro del lavoro.