Più produttiva l’azienda se forma donne manager

La formazione manageriale fa bene alle imprese, ancor più se coinvolge manager donne. Questo il dato più rilevante della ricerca realizzata da Fondirigenti in collaborazione delle Università di Trento e Bolzano, che è stata presentata il 19 ottobre a Roma, presso la sede di Confindustria.

“Se fare formazione conviene, farla alle donne manager conviene ancora di più” - ha sottolineato il presidente di Fondirigenti, Carlo Poledrini, introducendo i lavori - indubbiamente c’è un legame positivo fra formazione manageriale femminile e produttività aziendale. Le donne portano all’impresa efficienza ed efficacia e offrono mediamente un vantaggio in più, quello dell’età: sei donne su dieci fra quante hanno partecipato ai nostri corsi di formazione avevano meno di 50 anni”. 

Il Presidente ha ricordato alcuni dati che definiscono il contesto in cui l’analisi si colloca, evidenziando come nel 2019 il tasso di occupazione rispetto all’universo femminile fosse soltanto del 53,1%, al confronto con il 72,9% degli uomini sulla loro popolazione di riferimento e come l’Italia figuri al 14° posto nell’Unione europea quanto all’indice di parità di genere. “Il nostro Paese non fa eccezione per le posizioni manageriali: secondo i dati Inps relativi al 2019, soltanto il 28% di queste sono occupate da donne e solo il 18% delle manager occupate ha un vero e proprio contratto da dirigente. In più la forbice retributiva rispetto ai dirigenti maschi è la più elevata”. 

Poledrini ha quindi introdotto la ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università di Trento, sottolineando l’originalità dell’approccio basato su basi reali. “Anche se formare le donne conviene, la strada è ancora in salita. E questo specie nelle imprese di piccole e medie dimensioni e nel Mezzogiorno, dove il livello di managerializzazione, anche al femminile, presenta notevoli margini di miglioramento”. 

Secondo il direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti “L’indagine di Fondirigenti è emblematica delle grandi opportunità che derivano da una migliore inclusione delle donne nel tessuto produttivo, a tutti i livelli. Per cogliere appieno i frutti di questa inclusione dobbiamo però partire da lontano, ad esempio, aumentando le chance per la componente femminile di approcciare la formazione tecnica, più contigua all’industria, superando pregiudizi e retaggi culturali. Sono relativamente poche le donne che oggi optano per una formazione professionalizzante o in materie STEM, ma quelle che superano questa barriera all’ingresso finiscono poi per dare un contributo determinante”. 

Per Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità e la famiglia “Promuovere la presenza delle donne nei luoghi di governance, sia a livello istituzionale che nel mondo del business, è oggi ritenuto un impegno fondamentale, non solo per il Governo italiano ma anche in ambito internazionale, come una delle strategie necessarie per costruire un nuovo modello di sviluppo, che sia davvero resiliente, inclusivo, sostenibile per la nostra società. Anche nel mondo del lavoro dobbiamo dare un impulso forte all’assunzione di responsabilità da parte delle donne, attraverso percorsi meritocratici che mettano le donne e gli uomini nelle condizioni di competere davvero alla pari. Uno degli strumenti che credo possa risultare particolarmente utile è quello della Certificazione per la parità di genere e tutte quelle misure che, anche nell’ambito del PNRR abbiamo messo in campo, condizionalità e premialità, che sono rivolte proprio a sostenere, attraverso gli investimenti straordinari di cui oggi disponiamo, un cambio di paradigma sostanziale nella governance del nostro sistema Paese”.

“Con questa ricerca ha concluso il direttore generale di Fondirigenti, Massimo Sabatini – il Fondo ha proseguito un filone di analisi avviato negli anni scorsi, focalizzandosi sul legame tra formazione, presenza di donne manager e performance delle imprese. I ritardi del nostro Paese sulla managerializzazione al femminile delle imprese sono noti. Ma negli ultimi anni, come dimostrano anche i risultati della ricerca, si evidenzia una positiva inversione di tendenza. Segno che le imprese e i manager hanno colto l’importanza strategica del superamento del divario di genere e dell’inclusione per recuperare i gap che ci separano dai nostri partner europei”.  

L’indagine in pillole

Più donne in formazione. Nel periodo considerato, che va dal 2010 al 2020, la ricerca di Fondirigenti ha evidenziato infatti una decisa crescita, dal 13 al 21% del totale, delle attività formative rivolte al management femminile, con un aumento di quasi il 60% cento della sensibilità delle imprese in questa direzione.

Più giovani degli uomini. Le manager in formazione sono inoltre più giovani dei colleghi di sesso maschile, perché sei su dieci di loro (il 57%, per l’esattezza) hanno meno di 50 anni, mentre non vengono rilevate differenze significative nella durata media dei corsi di formazione, che si atte-stano attorno alle 19 ore, con o senza donne coinvolte. In particolare, la fascia d’età maggiormente rappresentata dalle dirigenti donne in formazione è quella fra i 30 e i 34 anni, che fa salire al 27% la presenza femminile in questo range anagrafico. D’altra parte, tra i dirigenti in formazione oltre i 55 anni, le donne rappresentano solo il 12% del totale.

Più nel Centro-Nord che al Mezzogiorno. Se, in base alla distribuzione geografica delle imprese, come singola regione è la Lombardia quella che assorbe più manager in formazione (il 44% sul to-tale di ambo i sessi) e anche più donne sul totale dei dirigenti donne (51,8%), come ripartizione geografica è il Centro a coinvolgere maggiormente il sesso femminile, dal momento che le manager sono presenti nel 46% delle imprese che vi svolgono attività formative, mentre al Nord la percentuale è del 35% e al Sud scende al 28%.

Quali imprese puntano sulle donne. La dimensione dell’azienda ha un chiaro effetto sulla probabilità di coinvolgere management femminile in formazione. Nelle micro imprese, quelle con meno di dieci addetti, soltanto lo 0,4% delle imprese inserisce in formazione donne manager. Questa percentuale cresce all’8,2% nelle piccole imprese. Più sale la dimensione aziendale e più aumenta il coinvolgimento delle donne dirigenti: quasi il 40% delle medie imprese inserisce nella formazione una o più di loro, e questa quota sale al 51,4% nelle grandi imprese. Inoltre, la percentuale delle aziende che rivolgono la formazione ad almeno una donna manager cresce con il crescere dell’età dell’impresa. Infatti, il 91% di tutte le aziende che coinvolgono nella formazione almeno una dirigente di sesso femminile ha più di dieci anni d’età. Last but not least, a inserire più donne nei pro-cessi formativi dei dirigenti sono le imprese che lavorano nei settori della scienza e della tecnologia: il 49% di esse ha almeno una donna in formazione.

Donne manager e produttività. Dal punto di vista della performance, i risultati della ricerca dimostrano che la formazione manageriale ha un impatto positivo sulla produttività delle imprese: quelle che coinvolgono anche le donne offrono, infatti, in media più ore di formazione, e quindi ot-tengono migliori risultati in termini di innalzamento della produttività: quasi una sorta di bonus. Esiste un differenziale di produttività fra chi rivolge la formazione solo agli uomini e chi invece la fa anche alle donne. In particolare, quando vengono coinvolte le donne, l’aumento di produttività è in media più alto del 9% rispetto a quello fatto registrare da formazione solo al maschile. Fare formazione alle manager conviene sia nella manifattura, dove l’aumento è appunto del 9%, sia nei servizi dove la produttività si innalza dell’8%.

Info: link indagine

 

Donne manager e performance aziendali