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06
2022
PMI, Fondirigenti: un 'modello' per Smart Working funzionale
Presentato il cruscotto di indicatori per le PMI, promosso da Fondirigenti con Confindustria Romgna, per l’implementazione del lavoro agile nelle imprese
Lo smart working sperimentato da 6,5 milioni di lavoratori durante il primo lockdown, e che ne coinvolge ancora oggi molti lavoratori, è destinato a lasciare un segno permanente nell’organizzazione del mondo del lavoro. Molte aziende del territorio romagnolo, soprattutto le piccole e medie, hanno forzatamente scoperto la pratica dello smart working (o ‘lavoro agile’) con le limitazioni dovute alla pandemia del 2020.
Altre, quelle più strutturate, già da tempo lo consideravano una possibilità organizzativa o ne facevano ricorso per alcune mansioni. Secondo i dati 2020 del Ministero per la Pubblica Amministrazione l’Emilia Romagna è tra i primi posti delle Regioni che hanno utilizzato il lavoro agile, con un 78,8% di lavoratori Per questo Fondirigenti e gli enti di formazione di Confindustria Romagna hanno promosso un’iniziativa finalizzata alla realizzazione di un cruscotto di indicatori per le PMI, un modello con le linee guida per l’implementazione del lavoro agile nelle imprese, presentato nell’ambito del Festival dell’Industria e dei Valori di impresa.
Dal progetto emerge l’importanza della preparazione e della condivisione a livello aziendale di un percorso di implementazione dello smart working: secondo l'ebook, realizzato attraverso la somministrazione di una serie di questioni a un gruppo di 15 piccole e medie imprese, "è necessario che la formazione trasmetta sia una visione equilibrata costi/benefici dal punto di vista economico, psicologico, relazionale, sia le competenze relative al lavoro per obiettivi, al monitoraggio e al controllo del lavoratore. Se non adeguatamente preparato e monitorato, lo smart working può avere ricadute negative a livello di comportamenti opportunistici, isolamento sociale, controllo percepito sul proprio lavoro, tecnostress".
Il direttore generale di Fondirigenti, Massimo Sabatini, ha fatto notare come, superata la fase più dura dell'emergenza pandemica, "le grandi imprese non hanno mostrato alcuna flessione nell'utilizzo dello smart working" mentre invece "solo il 35% delle Pmi prevede di fare ricorso a questa forma di organizzazione del lavoro anche in futuro, anzi molte programmano di tornare indietro rispetto a quando provato forzatamente nella pandemia: ci serviva saperne di più, e a quali condizioni si può immaginare un ripensamento di questa valutazione prevalente" in un senso che possa portare vantaggi tanto all'azienda quanto al lavoratore". L’iniziativa presentata oggi con Confindustria Romagna e Federmanager del territorio, in effetti, "ha avuto proprio l’obiettivo di individuare e trasferire al sistema di imprese tutti gli elementi teorici e pratici per accelerare un cambio di mindset a livello aziendale e per implementare un modello di smart working replicabile su scala nazionale”.
Secondo Tommaso Tarozzi, vicepresidente di Confindustria Romagna, "in pandemia siamo stati tutti costretti a fare un vero 'tuffo' improvviso nelle tecnologie che favoriscono lo smart working, quindi ben venga questo studio per rendere più veloci scambi, interventi ed elaborazioni del lavoro anche da posizioni remote. Forse qualcosa ci sarà da cambiare in termini di definizione delle funzioni e di ruolo, ma simo convinti che è un passaggio che darà grandi risultati". Necessario, però, sarà deve mettere in campo attività di re-skilling e di up-skilling per gestire al meglio le innovazioni.
Soprattutto, come sottolineato da Andrea Molza, presidente di Federmanager Emilia-Romagna e Bologna-Ferrara-Ravenna, dopo il duplice cigno nero affrontato con pandemia e guerra in Ucraina, "le aziende devono imparare ad affrontare una grande flessibilità di approccio: in questa fase ci deve essere la capacità, lato impresa, di saper adattare le esigenze senza perdere di vista la filosofia aziendale". E anche in questa opera di traghettatore da un lavoro di tipo classico a uno basato su distanza e flessibilità, e su obiettivi piuttosto che su orari, il manager avrà ancora una volta un compito fondamentale.
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