I nuovi manager dell'economia "verde"

Economia verde non significa soltanto pensare all'ambiente riutilizzando materiali e rinnovando tecniche, significa anche rivitalizzare e trasformare il mercato del lavoro, alla ricerca di nuovi modelli di sviluppo. L’economia verde richiede un profondo aggiornamento delle capacità e delle skill richieste, sia per gestire il processo di trasformazione, che per operare in nuovi contesti. In Italia, secondo il rapporto GreenItaly, nel 2018 gli occupati con competenze “verdi” erano circa 3 milioni, ovvero il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Un numero destinato a crescere, secondo le stime, e ci permette di misurare la forza di un settore che rappresenta per l’Italia una grande opportunità. 
Dal punto di vista del management, da un lato ci sono i profili professionali “classici” che evolvono in termini di competenze come HR manager, plant manager, production manager, design manager ecc., dall'altro abbiamo la nascita di nuove figure professionali che non esistevano prima e che sono necessarie per lo sviluppo e l’implementazione di modelli di circular economy. Figure come l’ecomanager, waste manager e energy manager o più in generale quelli che vengono definiti green jobs, ovvero quelle professioni finalizzate, direttamente o indirettamente, a produrre beni e servizi eco-sostenibili o a ridurre l'impatto ambientale dei processi produttivi, rappresentano la nuova frontiera, con un mercato che si sta pian piano aprendo alle nuove tendenze. 
Per questo il nuovo Avviso 1/2019 di Fondirigenti prevede, tra le aree di intervento, quelle dell’innovazione sostenibile e green economy, per il finanziamento di percorsi formativi dedicati a coprire un fabbisogno di competenze che si prevede in forte crescita nei prossimi anni. Lo confermano i dati recentemente presentati alla Fiera di Rimini a Ecomondo, nell'ambito degli Stati Generali della Green Economy, il summit verde promosso in collaborazione con il ministero dell'Ambiente e con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione Europea. Con un valore aggiunto dell'agricoltura pari a 32,2 miliardi di euro, l'Italia si trova al vertice della classifica europea per l’anno 2018, seconda solo alla Francia in termini di valore della produzione, e uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità, con un grande patrimonio ambientale da valorizzare e salvaguardare. Ciò nonostante nel nostro Paese, la green economy continua a far registrare molte criticità, che vanno adeguatamente affrontate. 
Sono nove le tematiche strategiche individuate per valutare l'andamento dei Paesi per quanto riguarda la green economy: emissioni di gas serra; risparmio ed efficienza energetica; fonti rinnovabili; economia circolare ed uso efficiente delle risorse; eco-innovazione; agricoltura; territorio e capitale naturale; mobilità sostenibile; green city. “Sostenere le eccellenze e recuperare le difficoltà è la via da perseguire per lanciare un concreto Green New Deal – ha spiegato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile - Nulla ha potenzialità di sviluppo comparabili con quelle della green economy che se adeguatamente promosse ed estese, potranno trascinare investimenti e nuova occupazione”. La domanda di green jobs si distingue per l’elevato livello dei titoli di studio richiesti, a conferma di come l’economia circolare sia portatrice di conoscenze elevate, utili per un upgrading complessivo del mercato del lavoro.