Competenze per il digitale: l’importanza dei Big Data

I Big Data non devono essere pensati come prerogativa del settore IT. Nessun settore in cui esiste un marketing può dirsi indenne da questa rivoluzione. Cosa sono i Big Data? Il termine si riferisce a un ampio volume di dati indirizzati alle imprese. Nonostante l’importanza quantitativa, la vera rivoluzione è la capacità di analizzare tutte queste informazioni per produrre valore e conoscenza. La rivoluzione connessa al loro utilizzo e ai processi legati alla digital trasformation sta interessando tutte le imprese, coinvolgendo non solo i responsabili IT, ma anche il top management aziendale. Negli ultimi anni oltre l’80% delle aziende italiane ha dichiarato di aver definito piani strutturati di trasformazione digitale, con interventi che coinvolgono tutti i livelli e le aree di business. A supporto della digitalizzazione sono previste anche importanti misure governative, come le risorse, 50 milioni di euro, messe a disposizione dal Governo per l’introduzione degli innovation manager, professionisti dell’Innovazione in grado di guidare il cambiamento, destinati in particolare alla trasformazione digitale delle Pmi. 

 

A quali business si rivolgono

Se l’Information Technology rappresenta il grande starter da cui partire con gli strumenti necessari, i Big Data sono necessari e utili nei mercati business più disparati: dalle automobili, alla medicina, dal commercio all'astronomia, dalla biologia alla chimica farmaceutica, dalla finanza al gaming. La rivoluzione investe tutti i settori in cui esiste un marketing e dei dati da analizzare, per trovare risposte che permettono di tagliare i costi, ridurre i tempi, sviluppare nuovi prodotti, prendere decisioni più consapevoli, determinando in tempo reale criticità e opportunità di mercato. Il 90% dei dati oggi esistenti sono stati generati negli ultimi 2 anni, con un flusso così crescente che le informazioni accumulate hanno superato l’ordine dei zettabyte (1021 byte), segnando un record per la civiltà. Il ritmo con cui queste informazioni sono prodotte è talmente alto che ogni due giorni viene creato un volume di dati pari alla quantità di informazioni generate dall'umanità intera fino al 2003. 

 

Il mismatch di competenze

Il punto debole rimane il mismatch di competenze. Oltre il 70% delle aziende dichiara di non avere competenze sufficienti al proprio interno per l'utilizzo di strumenti digitali e di trovare difficoltà a reperire tali figure sul mercato, mentre le università faticano ancora a formare le professionalità necessarie. Secondo l’indagine “Cio Survey 2019” presentata in questi giorni da Netconsulting Cube, consulenza del settore IT, che ha coinvolto oltre 70 manager delle più grandi aziende italiane dei  principali settori (Banche, Assicurazioni, GDO e Retail, Industria, Telecomunicazioni e Media, Servizi e Trasporti, Utilities),  mancano all'appello 30-50mila unità, soprattutto data scientist, architetti IT ed esperti in sicurezza, mentre c'è ancora da fare i conti con un Paese a doppia velocità, con un forte gap di competenze. 

 

Le figure professionali richieste

Quali sono i profili più ricercati dalle imprese? L'attenzione è puntata su data analyst e data scientist che risultano complementari nel valorizzare le informazioni. Il primo è capace di analizzare i dati e riduce un argomento complesso in più piccole parti, meglio comprensibili; mentre il data scientist ha il compito di fare previsioni future basandosi sui dati a disposizione. Altre figure richieste sono quelle legate al marketing e alla  customer experience (48%)  alla sicurezza delle informazioni e alla cyber security (48,6%). In particolare quello della sicurezza continua ad essere un tema prioritario per le aziende. Si continua a investire in quest’ambito tecnologico per rispondere alle tante minacce derivanti dal mondo digitale e agli adempimenti normativi in materia. I principali rischi imputabili ai big data sono relativi alla violazione della privacy, cioè alla proprietà e sfruttamento dei dati, e alla trasparenza nell'utilizzo delle informazioni, al ‘Chi può fare cosa’ con i dati, cercando di evitare monopoli e asimmetrie. 

 

L’impegno di Fondirigenti per l’innovazione

Fondirigenti è da sempre impegnato sui temi della digital transformation, a cui ha dedicato ingenti risorse, oltre 30 milioni nell'ultimo triennio, per finanziare la formazione e lo sviluppo di nuove competenze. Digitalizzazione, intelligenza artificiale, Big data, sono i temi oggetto dei progetti di ricerca realizzati con il sistema associativo, per la creazione di veri e propri network dell’innovazione. Anche quest’anno Fondirigenti ha in cantiere numerosi progetti su tutto il territorio nazionale. Le iniziative sono dedicate all'analisi della readiness digitale di interi territori o settori produttivi, a servizi di supporto alla trasformazione digitale delle Pmi, alla formazione dell’Innovation manager.

 

Per conoscere tutte le nuove iniziative clicca qui