Lo smart working piace a lavoratori e aziende. I dati europei a confronto con lo studio di Fondirigenti

Più diffuso al Centro (42%) e al Nord (39%), fra le imprese di medio grandi dimensioni, meno al Sud (36%), e tra le Pmi. Il lavoro agile prima del Covid-19, non risultava molto utilizzato nel nostro Paese. A fronte dell’emergenza è stato però adottato dal 97% delle organizzazioni, incontrando il gradimento di lavoratori e aziende, al punto che molte aziende sono disposte a incrementarne l’utilizzo anche in futuro, passando dall’attuale 46% fino al 59% (con un 12% in più). E’ quanto emerge da una ricerca realizzata da Fondirigenti sull'utilizzo dello smart working, che ha coinvolto 800 imprese aderenti sull'intero territorio nazionale. 

Con l'emergenza Coronavirus per tutto il Paese si è verificata una vera esplosione del lavoro agile, in ogni settore e territorio. Una modalità fino ad oggi poco utilizzata in Italia, rispetto alla media Ue (17%), che è divenuta una necessità urgente per numerosissime realtà aziendali. Quello dello smart working è un cambiamento destinato a incidere sul nostro modo di lavorare e di produrre anche in futuro, un fenomeno che può contribuire a modernizzare il mercato del lavoro, rendere più competitive e attrattive le imprese. Per i lavoratori i benefici derivano da un migliore equilibrio fra vita professionale e privata, per le imprese, i vantaggi vanno dagli incrementi di produttività al risparmio di costi e emissioni, alla maggiore motivazione e coinvolgimento dei collaboratori, che risultano più focalizzati sugli obiettivi. 
A fronte di una risposta in gran parte positiva da parte delle imprese, rilevata anche dalla Survey di Fondirigenti, quali sono gli ostacoli ancora da superare? Gli ostacoli derivano in parte da due aspetti, il primo è cosiddetto digital divide, cioè il divario che pone il nostro Paese fra gli ultimi posti a livello europeo, per tecnologie e infrastrutture abilitanti utilizzati dalle imprese. Il secondo, di carattere culturale, concerne la trasformazione dei modelli organizzativi e produttivi, che richiede al management un cambiamento di mentalità e competenze adeguate.

Il lavoro agile è già ampiamente diffuso nel nord Europa, in Paesi quali Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, dove le percentuali si attestano oltre il 30%, o in altri Paesi occidentali, quali  Regno Unito, Lussemburgo, Francia, Belgio, Austria, dove supera il 25%; molto meno frequente in Paesi a forte vocazione manifatturiera, come la Germania o appunto l’Italia, dove incide la struttura del tessuto produttivo, costituito per lo più da imprese di minori dimensioni. Un gap, quello dell’utilizzo dello smart working tra le grandi aziende e Pmi, che si riscontra anche a livello internazionale.
Secondo le statistiche, il nostro Paese è ancora molto sotto la media europea per utilizzo del lavoro agile, un’innovazione introdotta solo di recente anche a livello normativo. Stando ai dati forniti da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, nel 2017, confermati lo scorso anno dall’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, nel nostro Paese solo il 7% dei lavoratori ha accesso allo smart working, di cui il 5% è formato da smart workers occasionali, ponendo l’Italia agli ultimi posti dei Paesi Ue.

Lo smart working presenta numerosi vantaggi, occorre però considerarlo come un percorso ‘integrato’, che va dal ripensamento degli spazi e da un nuovo modo di lavorare, intervenendo sulla flessibilità, responsabilizzazione e autonomia dei collaboratori, orientandosi a una modalità di organizzazione delle attività per obiettivi, con verifica dei risultati. Per questo si evidenzia la necessità di un approccio top-down, che parta dal management delle imprese.
La formazione manageriale su queste tematiche è un’esigenza fortemente percepita dalla aziende, rilevata anche dalla survey di Fondirigenti, con un interesse focalizzato sui temi relativi alla gestione delle risorse umane, all’introduzione di nuove tecnologie, così come all'approfondimento di aspetti più tecnici che riguardano la cyber security o la digitalizzazione dei processi aziendali, indicando nell'innovazione delle competenze manageriali la strada per lo sviluppo.

Link: Quick Survey Smart working