Smart working, un fenomeno in crescita anche nel post-emergenza: l’indagine di Fondirigenti

Con l'emergenza Coronavirus in tutto il Paese si è verificata una forte diffusione dello smart-working ad ogni livello produttivo. Le imprese riconoscono molti vantaggi nell’utilizzo del lavoro agile e sono fiduciose che questa modalità possa funzionare anche in futuro: attualmente il 46% delle attività lavorative sono gestite a distanza, ma le aziende ritengono di poter arrivare fino al 59% (+12%), dichiarandosi disposte a ulteriori investimenti.

E’ questo il quadro che emerge dall’indagine avviata da Fondirigenti per capire meglio in che modo le aziende stiano affrontando questo cambiamento epocale. A tutti gli aderenti è stato inviato un questionario sul tema, da cui sono emersi dati di estremo interesse.

 

 

Alla Quick Survey svolta dal venti di marzo al primo aprile hanno risposto complessivamente oltre 800 utenti, in larga parte provenienti da realtà aziendali di tutto il territorio, un campione che può considerarsi sufficientemente rappresentativo delle diverse realtà di Fondirigenti, il fondo più grande d’Italia per la formazione dei dirigenti.

Tuttavia solo il 39,6% afferma di aver attivato una forma di smart working prima dell’emergenza Covid-19, per un periodo oscillante tra uno e due giorni a settimana. Fino a poco più di un mese fa, infatti, il fenomeno riguardava solamente il 28% dei dipendenti.

Nelle regioni del Centro il lavoro agile è stato applicato dal 42,15% delle imprese, al Nord la percentuale scende al 39%, mentre al Sud e nelle Isole è riuscito ad attivare lo smart working solo il 35,9 % delle aziende.

Qui il report sulla Quick Survey Fondirigenti.

 

L’esplosione dello smart working

Con l’esplodere dell’emergenza sanitaria, la reazione del tessuto imprenditoriale del Paese è stata pronta e decisa e il quadro complessivo risulta fortemente mutato.

Oltre il 97% % dei rispondenti ha deciso di fronteggiare la nuova situazione con l’attivazione dello smart working. Tra queste, un 18% afferma di averlo attivato per tutti i lavoratori e un altro 47,9% ha concesso il lavoro agile a buona parte dei dipendenti. Una percentuale consistente (circa il 30,75 %) è riuscita invece a garantire il lavoro da casa solo a una piccola parte del personale, mentre il restante 3% ammette di non aver attivato alcuna misura in questo senso.

 

L’emergenza sanitaria sembra esser stata determinante in questa scelta, ma non mancano altre motivazioni importanti come i benefit per il lavoratore e le esigenze produttive. Il lavoro agile è infatti una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro caratterizzata dall'assenza di vincoli rigidi, spaziali o temporali, che in molti casi rendono possibile anche un miglioramento della produttività.

 

La riorganizzazione del lavoro a distanza

Una trasformazione così radicale e diffusa ha richiesto uno sforzo enorme anche a livello organizzativo. Quasi la metà dei rispondenti (47%), infatti, sostiene di aver “rivisto” il proprio modello, ristrutturando le attività sulla base di obiettivi e risultati. Per farlo è stato necessario dare priorità alla messa a disposizione dei dipendenti di adeguate dotazioni tecnologiche che sono state fornite da circa il 77% delle imprese.

Il lavoro agile, però, sembra porre anche alcuni problemi e la prevalenza delle aziende individua tra i principali ostacoli alla sua attivazione la difficoltà di gestione del lavoro svolto a distanza dai dipendenti, la scarsa digitalizzazione dei processi azienda, il difficile utilizzo di strumenti e tool informatici, nonché i complessi problemi di sicurezza dovuti alla condivisione di informazioni attraverso l’utilizzo di piattaforme online.

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Ciononostante, solo un 16% delle imprese si è adoperata per un’implementazione del sistema di monitoraggio delle attività svolte a distanza e resta piccola anche la percentuale che afferma di aver investito nella formazione dedicata al lavoro smart (13%). Rimane quindi forte il problema del digital divide, cioè il gap che pone il nostro Paese fra gli ultimi posti a livello europeo, per tecnologie e infrastrutture abilitanti utilizzate dalle imprese.  L’altro nodo da superare sembra essere invece di carattere culturale e concerne la trasformazione dei modelli organizzativi e produttivi, che vede ancora nella ‘presenza’ il principale modo di gestione delle risorse umane.

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Il futuro dello smart-working

Complessivamente secondo i rispondenti il livello di apprezzamento dello smart-working da parte dei lavoratori risulta alto. Anche se la decisione di applicare il lavoro agile su vasta scala è dovuta in gran parte all’eccezionale situazione di emergenza molte imprese sembrano infatti aver riconosciuto molti vantaggi nell’utilizzo del lavoro agile e circa la metà dei rispondenti si dichiara disponibile ad investimenti per offrire al maggior numero possibile di dipendenti questa possibilità.


L’importanza della formazione

L’indagine ha inoltre rilevato un’alta percezione dell’importanza della formazione, con un particolare interesse alle questioni che riguardano il management, la gestione delle risorse la digitalizzazione dei processi aziendali. Per riuscire a rendere duratura questa trasformazione anche nella fase del post-emergenza a cui ci stiamo preparando, saranno infatti necessari investimenti che permettano il passaggio dall’analogico al digitale in tutti i settori produttivi. Di questo le imprese sembrano ben consapevoli.

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L’utilità percepita della formazione risulta dunque coerente con gli ostacoli da superare in termini di innovazione e sviluppo tecnologico e per tale ragione Fondirigenti è determinata ad aumentare gli investimenti mirati a progetti per la gestione del lavoro agile. Il fondo ha inoltre già messo a disposizione di chiunque desideri aggiornarsi una piattaforma online per la formazione sull’industria 4.0 con sezioni ad hoc dedicate al tema dello smart-working, per accompagnare le aziende in questo complesso processo di cambiamento (https://ready4.fondirigenti.it/)