Smart working: il lavoro diventa ‘agile’

L’emergenza Coronavirus ha portato in primo piano l’opportunità, per aziende e lavoratori, di usufruire ancora di più dello smart working. Il lavoro agile è una modalità di lavoro che sta crescendo nel nostro Paese e che riguarda oltre il 50% delle grandi imprese, ma che si va diffondendo anche tra le PMI.  
Ma che cosa è lo smart working? Sostanzialmente un’organizzazione del lavoro che favorisce nuovi modelli in grado di conciliare tempi di lavoro e vita privata. Un metodo dinamico attraverso cui il lavoratore opera al di fuori dell’azienda, gestendo autonomamente il proprio tempo e concentrandosi al meglio sulle attività e mansioni. Un percorso che innesca un profondo cambiamento culturale nelle imprese e richiede un’evoluzione dei modelli organizzativi, attraverso approcci strategici che puntano sull’integrazione e collaborazione, dove naturalmente la tecnologia gioca un ruolo determinante. 
Secondo l’Osservatorio Smart Working 2019 del Politecnico di Milano, in Italia erano presenti nel 2019, 570 mila smart worker, con un trend in crescita rispetto agli anni passati, con un indice di gradimento positivo - il 76% degli smart worker è soddisfatto del proprio lavoro - e di produttività. La stessa organizzazione lo definisce come una nuova filosofia manageriale fondata su una maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi e tempi del lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Smart working, dunque, non vuol dire semplicemente "lavorare da casa" ma introdurre un nuovo approccio al modo di collaborare all’interno di un’azienda che si basa su quattro elementi: revisione della cultura organizzativa, flessibilità rispetto a orari e luoghi di lavoro, dotazione tecnologica e spazi fisici. 


I benefici del lavoro smart

Il modello organizzativo del lavoro agile è in grado di portare notevoli vantaggi alle imprese che lo adottano, in termini di produttività e di competitività, ma anche in termini di welfare e qualità della vita. Una scelta anche ‘sostenibile’ dal punto di vista ambientale: il lavoro a distanza può far risparmiare il tempo e le risorse impiegate per gli spostamenti con una riduzione consistente delle emissioni. Lo smart working è disciplinato in Italia dalla legge 81/2017, il Jobs Act sul lavoro autonomo recante “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”.  
E’ bene precisare che lo smart working va oltre il concetto di telelavoro, differenziandosi dal primo soprattutto in termini di flessibilità e autonomia. Luoghi e orari di lavoro sono scelti liberamente, mentre le regole del telelavoro sono più rigide e rispecchiano lo stesso assetto organizzativo utilizzato nel luogo di lavoro. Per questo è importante colmare il cosiddetto digital divide, ossia il divario tecnologico e di competenze, attivando una Digital Transformation per connettere persone, spazi, e processi aziendali. 


Una survey ‘agile’

I benefici dello smart working sono rilevanti in termini di miglioramento della produttività e riduzione dei costi per gli spazi fisici, un concetto che si associa all'apertura all'innovazione e l'adozione delle tecnologie digitali. Questo è tanto più vero nella formazione, dove le tecnologie ‘smart’ offrono moltissime opportunità per aumentare le opportunità di apprendimento, attraverso l’utilizzo di piattaforme web, strumenti di social networking e analytics dei dati. Accanto alle modalità di distance learning tradizionale e agli interventi strutturati, si sta diffondendo il microlearning, una modalità che consente un alto grado di personalizzazione sulle esigenze di manager e imprese e ottenere feedback immediati. 
Fondirigenti, consapevole della rilevanza di questi temi, ha inserito il “lavoro agile” tra le priorità strategiche per il 2020 e avvierà a breve una survey rivolta ai propri aderenti. L’obiettivo è di analizzare la diffusione di questa nuova modalità di lavoro nelle imprese di diverse dimensioni, i principali vantaggi (per i lavoratori e le organizzazioni), gli ostacoli tecnologici e organizzativi alla diffusione, prestando particolare attenzione alle competenze (anche manageriali). I risultati saranno utili per impostare future azioni finalizzate a promuovere la diffusione di buone pratiche sullo smart working da parte del management aziendale.