Renata Tebaldi: “Più donne nei CdA e un osservatorio sui problemi del gender gap”

Renata Tebaldi è la Coordinatrice del “Gruppo Minerva” nazionale che riunisce tutte le dirigenti donne di Federmanager e si propone di dare impulso alla valorizzazione e allo sviluppo della dirigenza femminile con progetti e iniziative volte a diminuire la disparità di genere nel mondo del lavoro.
Oltre a ricoprire questo ruolo la dottoressa Tebaldi è anche amministratore delegato e responsabile delle risorse umane di Opacmare, società specializzata nella produzione di accessoristica per yacht. Prima di tutto però Renata Tebaldi è una dirigente donna che nel suo impegno di coordinatrice del “Gruppo Minerva” ha avuto la possibilità di osservare e comprendere quali sono i fattori che concorrono ad una debole presenza femminile nei ruoli apicali all’interno delle aziende.

 


Che tipo di iniziative sta portando avanti “Minerva” per rafforzare la presenza delle donne nel mercato del lavoro soprattutto a livello dirigenziale?


I progetti sono molti, uno su tutti è “L’altra dimensione del Management – Il valore aggiunto delle donne tra impresa, famiglia e società”, il convegno internazionale organizzato da Federmanager e la Santa Sede e tenutosi il 4 maggio 2018 in Vaticano. Da questo progetto sono scaturiti tavoli di lavoro tecnici nei gruppi Minerva territoriali che si sono concentrati su diversi temi: sviluppo etico e sostenibile del lavoro, il rapporto tra donna e management, i modelli per l’armonizzazione della famiglia con il lavoro. Da queste discussioni sono emerse proposte concrete che sono state la base per inserimenti e integrazioni all’interno del contratto di lavoro dei dirigenti recentemente rinnovato.

 

 

Quali le problematiche emerse dai tavoli di lavoro e che tipo di inserimenti sono stati proposti all’interno del contratto di lavoro?


Le problematiche emerse hanno riguardato in particolare la necessità di avere linee per la realizzazione di Piani di “Buon welfare” aziendale rivolto a prestare attenzione ai rischi ed ai bisogni di lavoratrici e imprese. Siamo inoltre riuscite a far inserire all’interno del contratto di lavoro la richiesta di avere un osservatorio permanente sul problema del gender gap. Abbiamo inoltre richiesto che venga favorita la presenza di donne con adeguato profilo professionale nei Consigli di Amministrazione delle Imprese e negli organi di gestione degli Enti. 

 


La scelta della maternità può costare sacrifici ad una donna che aspira a posizioni apicali?  


Si. Spesso le donne vengono messe di fronte ad una scelta: carriera o famiglia. La parità ancora oggi è formale e non sostanziale. Ritengo invece che il ruolo di dirigente e di manager dovrebbe essere conciliabile con la vita privata e con la famiglia.

 


Secondo lei quali sono le mansioni che continuano ad essere scarsamente ricoperte dalle donne?


La scarsa presenza femminile nei livelli dirigenziali è un problema che risulta trasversale a tutti i settori industriali. Certamente i ruoli legati alle discipline scientifico informatiche, cosiddette STEM, sono più chiusi alle donne. Ci sono molte donne nei settori dell’HR e dell’amministrazione, ma ruoli come il direttore di stabilimento, il direttore tecnico o l’informatico sono ancora prettamente maschili. Per arginare questo fenomeno è necessario agire sulla formazione a tutti i livelli.

 


Come dirigente donna ha incontrato difficoltà nel corso della sua attività lavorativa?


Fortunatamente, anche se ancora molto lentamente, le aziende più virtuose come quella in cui opero hanno iniziato ad apprezzare e quindi a dare fiducia alla leadership al femminile. I vertici che ho incontrato hanno riconosciuto le mie capacità e quindi ho sempre ricevuto grande appoggio fino ad essere nominata direttore delle risorse umane e amministratore delegato. 

 


Nella sua carriera ha incontrato colleghe donne che invece hanno avuto maggiori difficoltà?


Non posso negare di aver notato come per molte colleghe di altre aziende non sia stato affatto facile poter arrivare a ruoli simili. Non tutti sono disposti ad accettare il fatto che sia una donna ad impartire direttive. La leadership femminile è sempre ostacolata da una immagine stereotipata della donna che non viene valutata per le sue specificità e competenze. Questo però comporta la sottrazione al mondo del lavoro di competenze importanti. Gli stereotipi escludono competenze quali doti di comando, capacità di negoziare, assertività che quindi non rendono la donna un buon leader.

 


Nessun ostacolo nemmeno all’inizio della sua carriera?


Quando si entra nel mondo del lavoro spesso non si immagina che possano esserci disparità o si pensa che ciò che conta siano le competenze. Con gli anni e con l’esperienza ci si rende conto che ci sono differenze tra i generi e che quello femminile è certamente quello più penalizzato.

 


Quali politiche di welfare dovrebbero essere promosse a favore delle donne?


Il Gruppo Minerva da sempre è impegnato a promuovere strumenti concreti e sostenibili per l’armonizzazione vita-lavoro e per garantire pari opportunità per donne e uomini.  Anzitutto si dovrebbero prevedere più iniziative concrete a favore della famiglia in generale. A beneficiarne sarebbero senza dubbio le donne che risultano le più penalizzate dall’assenza di politiche di welfare. Il delicato e allo stesso tempo insostituibile ruolo di cura dei figli e dei genitori anziani non deve essere demandato esclusivamente alla figura femminile, un’auspicabile supplenza in questa direzione aiuterebbe la crescita professionale di una donna. 

 


Cosa si augura per il futuro?


Il mio augurio è che un giorno non si debba più parlare di differenze di genere. Vorrei che i nostri figli vivessero in un mondo in cui la differenza di genere non debba più costituire un problema e in cui ognuno possa essere valutato soltanto in base al merito e alle le competenze.